Cos’è l’Intelligenza Artificiale

Scopriamo cos’è l’intelligenza artificiale, come funziona e le sue applicazioni.

L’intelligenza artificiale è ormai parte integrante della nostra vita quotidiana, un tema dibattuto a metà strada tra il fantastico e temibile mondo di androidi dominatori ed una realtà concreta sempre più automatizzata e semplificata dall’ausilio di questa tecnologia.

DA FRANCESCO MARINO | 10 NOV 2017 | SCIENZA |

“Mio padre ha provato ad insegnarmi le emozioni umane. Sono… difficili.”

Così iniziava l’interrogatorio di Sonny, robot del film “Io, Robot” di Alex Proyas, dimostrando di lì a poco di riuscire a provare emozioni umane. Simulazioni, come le chiama l’agente Spooner – aka Will Smith –, dal momento che un robot non è altro che una macchina incapace di provare sentimenti.

“Io, Robot”, “L’uomo bicentenario”, “Matrix” e mille altri film sull’intelligenza artificiale: forse è questa l’idea più verosimile quando se ne sente parlare, spesso trascurando il fatto che ormai fa parte delle nostre abitudini.
Tutto merito delle storie fantascientifiche di Isaac Asimov?
Del resto, non è poi così difficile nemmeno imbattersi in un libro sull’intelligenza artificiale.

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Cos’è l’intelligenza artificiale

Non è semplice dare una univoca definizione dell’intelligenza artificiale, ma riassumendo da Wikipedia si deduce che è la branca informatica che studia il modo in cui la combinazione di sistemi hardware e software riesce a simulare atteggiamenti propri della mente umana.

Il termine intelligenza artificiale, altrimenti nota come AI (Artificial Intelligence), fu usato per la prima volta nel 1956: John McCarthy dava finalmente un nome ad una disciplina nascente, portando alla luce gli esperimenti e le ricerche sull’intelligenza artificiale durante un importante convegno nel New Hampshire. Fu la prima volta in cui si iniziò a parlare di intelligenza artificiale, quello che per molti – ancora oggi – rappresenta un indiscutibile ossimoro.

Se in un primo momento il campo applicativo preferito per l’intelligenza artificiale era quello dei giochi – con la tanto discussa vittoria di Deep Blue di una partita a scacchi contro il più grande giocatore al mondo dell’epoca –, al giorno d’oggi si sente sempre più parlare di intelligenza artificiale per motivi ben precisi.

Applicazioni dell’intelligenza artificiale

Innanzitutto perché ormai scienza e tecnologia hanno compiuto passi da giganti rispetto agli albori di più di mezzo secolo fa, ma anche soprattutto perché ci avvaliamo dell’intelligenza artificiale più spesso di quanto possiamo immaginare.

Non soltanto robot futuristici dall’indole ribelle come nel letterario immaginario collettivo, ma servigi alla portata di tutti che sanno rendere la vita più facile: l’intelligenza artificiale popola le nostre vite più di quanto pensiamo.
Programmi informatici in grado di risolvere problemi quantistici, ma anche videogiochi e realtà virtuale, chatbot, smartphone che sanno riconoscere i comandi impartiti a voce, robot aspirapolvere che tengono pulite le abitazioni, automobili che si guidano da sole,  per finire con i sistemi di riscaldamento intelligenti che sanno impostare la temperatura interna ideale per ogni casa.

Queste e tante altre sono le attuali applicazioni dell’intelligenza artificiale, ovvero una disciplina con un compito tanto nobile quanto ambizioso: migliorare e semplificare la vita a noi “umani”, risolvendo problemi o fornendo previsioni attendibili sulla base di complessi calcoli probabilistici.

Un elaboratore elettronico può fare tutto questo, sulla base di una conoscenza costituita da quantità immani di dati inseriti dall’uomo.

Come funziona l’intelligenza artificiale

Una volta abbandonata l’associazione assoluta di intelligenza artificiale con robot, un dubbio sorge lecito: come riesce un calcolatore a restituire atteggiamenti simili a quelli assunti da un essere umano? Come può un computer o soltanto un programma pensare come noi?

Esistono varie fasi da attraversare per raggiungere questo difficile obiettivo, e potrebbe risultare alquanto riduttivo provare a spiegarlo in poche righe.
Volendo coglierne l’essenza più pura, ecco alcune fasi principali:

  1. Acquisizione dei dati;
  2. Presentazione del problema;
  3. Elaborazione attraverso calcoli e algoritmi;
  4. Risultato.

Le diverse fasi sono collegate tra loro grazie all’azione delle reti neurali (artificiali), cioè sistemi che riproducono il funzionamento dei circuiti neurali propri del cervello (umano), e acquisiscono informazioni elaborandole a grande velocità. Al concetto di reti neurali artificiali si associa quello di logica fuzzy, vale a dire la logica sfumata che permette ad un calcolatore di uscire dal sistema binario e di stabilire soluzioni intermedie. Non soltanto zero uno, ma anche sfumature nel mezzo che permettono di restituire azioni più vicine al funzionamento della mente umana.

L’intelligenza artificiale è pericolosa?

I computer da soli non possono simulare atteggiamenti umani: la prima fase è quella che coinvolge ancora in modo massiccio l’intervento, e quindi la dipendenza, dall’essere umano. Infatti, è soltanto in base alle informazioni inserite (dall’uomo) e alla relazione tra categorie ed oggetti che un computer può procedere all’elaborazione.

Nel caso specifico, un termostato intelligente è in grado di percepire la temperatura all’interno di un ambiente attraverso diversi tipi di sensore ad esso collegati, in modo da intraprendere l’azione di regolazione della temperatura. Ma l’intervento dell’uomo è da considerarsi a monte: nella programmazione del dispositivo, e quindi nell’inserimento delle catene di condizioni.

Negli anni sono state espresse più volte paure e dubbi nei confronti dell’intelligenza artificiale, ma tra i rischi percepiti i peggiori sono due:

  1. Il timore che nel lungo termine i robot possano tagliare fuori dal mercato del lavoro gli essere umani, seppur a beneficio dell’efficienza;
  2. L’ossessiva attenzione all’AI da parte delle forze militari.

Scenari apocalittici di robot sovversivi al comando dell’universo e genere umano schiavizzato a parte, s’intende.

In realtà, volendo aprire gli occhi e dando uno sguardo oggettivo allo stato delle cose, al momento attuale non siamo ancora in grado di portare l’evoluzione della robotica e dell’intelligenza artificiale ad un livello tale da riuscire a sostituirsi completamente all’uomo.
A questo proposito, scienziati da tutto il mondo stanno tentando di accendere i riflettori su questa branca dell’informatica con lo scopo di ottenere fondi che finanzino le ricerche, come nel caso di Sophia, robot umanoide che ha ottenuto la simbolica cittadinanza in Arabia Saudita.

Ma le opportunità e i benefici che si potranno trarre dall’intelligenza artificiale sono incommensurabili, probabilmente lo sono già adesso, molto più di quanto ci rendiamo conto nel quotidiano. E insieme a questi, la nostra innegabile dipendenza dalle comodità derivanti: la riprova sta nel fatto che, ad esempio, per chi usa appieno le potenzialità di uno smartphone è ormai difficile fare a meno di assistenti virtuali e funzionalità varie che semplificano la vita di tutti i giorni.

L’intelligenza artificiale un giorno rappresenterà un pericolo per l’umanità?
Dipende, dall’uso che ne verrà fatto quando il suo sviluppo raggiungerà livelli oggi nemmeno immaginabili.