Migranti, le foto shock dell’ultima strage: “Noi soccorritori in mezzo a un mare di cadaveri”. L’Italia sapeva della richiesta di aiuto.

di Alessandra Ziniti – LA REPUBBLICA del 23 aprile 2021

Il naufragio ieri in zona Sar libica a largo di Tripoli. Sos Mediterranee: “A bordo del gommone c’erano 130 persone”. Si cerca un’altra barca con 40 persone. L’Oim: “Si potevano salvare”. Salvini: ” Altro sangue sulla coscienza dei buonisti”

“Ci siamo trovati letteralmente a navigare in mezzo ai cadaveri. E purtroppo siamo arrivati troppo tardi. Ma questa gente, 100, 120, 130 non lo sapremo mai, si poteva salvare se qualcuno fosse andato in loro soccorso quando hanno chiesto aiuto”. È la terribile testimonianza di Alessandro Porro, soccorritore a bordo della Ocean Viking di Sos Mediterranee, che ieri insieme a tre mercantili ha avvistato una decina di corpi senza vita di migranti e il relitto di un gommone grigio, una delle tre imbarcazioni per le quali 48 ore prima il centralino Alarm Phone aveva diramato una richiesta di soccorso ignorata dalle autorità marittime libica nonostante il gommone si trovasse in zona Sar libica a nord est di Tripoli. I migranti che avevano telefonato chiedendo aiuto 48 ore prima dicevano di essere 130 a bordo di quel gommone.

La Ocean Viking sta continuando le ricerche, di altri corpi, di eventuali sopravvissuti ma anche di un’altra barca con 40 migranti che risulta dispersa da mercoledi e che, a questo punto, potrebbero avere fatto la stessa tragica fine visto che le condizioni meteo sono ancora molto brutte con onde alte sei metri. Mentre il secondo gommone è stato intercettato dai libici e riportato indietro.

E mentre è grande l’emozione per il nuovo naufragio e le organizzazioni umanitarie denunciano l’assenza di soccorsi, infuria anche la polemica politica con Matteo Salvini che dice: ” Altri morti, altro sangue sulla coscienza dei buonisti che, di fatto, invitano e agevolano scafisti e trafficanti a mettere in mare barchini e barconi stravecchi, anche con pessime condizioni meteo. Una preghiera e tanta rabbia”.

L’Italia sapeva della richiesta di aiuto

Come appare evidente dalla ricostruzione dei fatti, anche il centro di ricerca e soccorso di Roma era stato allertato e ha rimandato alle autorità libiche che però non sono intervenute. Ora le Ong accusano anche Frontex che ieri sera con un suo aereo ha ripreso l’area della tragedia.  “Le autorità dell’Ue e Frontex sapevano della situazione di emergenza, ma hanno negato il soccorso. La Ocean Viking è arrivata sul posto solo per trovare dieci cadaveri”. Lo scrive su Twitter Sea-Watch International, l’ong impegnata nel salvataggio di migranti nel Mar Mediterraneo, pubblicando una foto dell’equipaggio della Sea Watch 4 che ha osservato un momento di silenzio per commemorare le persone morte “in questo scioccante incidente”.

La ricostruzione della tragedia da parte di Alarm Phone

Questa la cronologia dell’ennesima tragedia del mare, come la ricostruisce Alarm Phone. La mattina del 21 aprile 2021 è stata avvisata da un pescatore locale di una barca in difficoltà al largo della Libia. Alarm Phone ha ricevuto un numero di telefono satellitare e l’informazione che le persone a bordo erano partite da Al-Khums, Libia alle 22 circa del 20 aprile. Erano partiti insieme a una seconda barca di migranti, che sarebbe stata poi intercettata dalle autorità libiche.
Ha allora allertato le autorità competenti alle 11.51 via email: “Ciò significa che da quel momento in poi, i seguenti attori erano a conoscenza di questa imbarcazione in difficoltà: Mrcc Italia, Rcc Malta, la cosiddetta Guardia Costiera libica, Unhcr, e i soccorritori delle ong”. Alle 12:22, ha ristabilito il contatto ma si potevano solo sentire le parole “chiamate i soccorsi”.
Alle 13 è stato possibile riconnettersi: “Ci hanno trasmesso la loro posizione Gps e hanno dichiarato che c’erano circa 130 persone a bordo, tra cui 7 donne, una delle quali era incinta. Erano su un gommone e hanno detto che il mare era agitato. Abbiamo immediatamente informato le autorità competenti e reso pubblico il caso”.

Nelle ore seguenti, sono state ripetutamente contattate le persone in difficoltà: “La situazione a bordo andava notevolmente peggiorando, mentre aumentava il panico delle persone in difficoltà, che ci dicevano che le onde erano alte e che l’acqua stava entrando nella barca. Verso mezzogiorno, abbiamo informato Mrcc Italia, il centro di coordinamento dei soccorsi marittimi di Roma, che la nave mercantile Bruna era vicina al caso di emergenza e sarebbe potuta intervenire. Tuttavia, Bruna ha proseguito la sua rotta”.
Alle 16:11 “Mrcc Italia ci comunicava, in una conversazione telefonica, che avremmo dovuto informare le autorità competenti sul caso di emergenza. Queste presunte autorità competenti, cioè le autorità libiche, non erano raggiungibili da diverse ore. Solo alle 16:44 abbiamo potuto contattare un ufficiale libico che ha dichiarato che erano a conoscenza di tre barche e che le stavano cercando con la loro motovedetta Ubari”.
“Alle 19:53 abbiamo ricevuto una comunicazione email dalla nave Ocean Viking, diretta alle autorità e a noi, in cui si diceva che avrebbero cambiato rotta alla ricerca della barca in difficoltà.
Alle 21:15, abbiamo informato le autorità che le persone in difficoltà potevano vedere un aereo – che crediamo essere stato l’aereo OSprey di Frontex che ha completato un’operazione di sorvolo aereo nella zona dell’emergenza.
Alle 22:15, abbiamo raggiunto le persone in difficoltà per l’ultima volta, ma la chiamata si è interrotta prima di poter scambiare informazioni. Avevano ripetutamente detto nelle conversazioni precedenti che la batteria del loro telefono satellitare stava esaurendosi.
Alle 22.52, abbiamo parlato di nuovo con Mrcc Italia e abbiamo spiegato che non eravamo praticamente mai stati in grado di contattare le autorità libiche. L’ufficiale italiano ci ha detto: “Stiamo facendo il nostro lavoro, chiamate se avete nuove informazioni”.

“Alle 00:22 – ricostruisce ancora Alarm Phone – ci siamo finalmente messi di nuovo in contatto con le autorità libiche. L’ufficiale libico ci ha detto che non avrebbero cercato la barca in difficoltà perchè le condizioni meteorologiche erano troppo brutte. Abbiamo scoperto che la cosiddetta Guardia costiera libica aveva nel frattempo intercettato un’altra imbarcazione, che aveva a sua volta allertato Alarm Phone, con a bordo circa 100 persone – in questo caso, una donna e il suo bambino sono morti.

L’Oim accusa: “Tragedia che si poteva evitare”

I morti in mare “conseguenze delle politiche che non rispettano il diritto internazionale e il più fondamentale degli imperativi umanitari”, secondo il capo dello staff dell’Oim, Eugenio Ambrosi. Gli Stati “si sono rifiutati di agire per salvare la vita di oltre 100 persone che hanno supplicato e inviato richieste di soccorso per due giorni prima di annegare nel cimitero del Mediterraneo. E’ questa l’eredità dell’Europa?”, chiede la portavoce dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni, Safa Msehli.

Lamorgese incontra ministra Esteri libica

E proprio oggi il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha incontrato  al Viminale il ministro degli Affari Esteri libico, Najla El Mangoush, la prima donna nella storia del suo Paese a ricoprire questa carica.  Lamorgese “ha ribadito l’esigenza di conferire nuovo impulso alle relazioni italo-libiche, tradizionalmente privilegiate, confermando da parte italiana l’adozione di una strategia ampia e articolata  nell’impostazione dei rapporti con il nuovo governo di unità nazionale chiamato a gestire questa fase cruciale per la stabilizzazione del Paese nordafricano”. “Sono sicura che riuscirete a portare a termine con successo il vostro compito e, dal canto nostro, continueremo a sostenervi in tale percorso come abbiamo sempre fatto”, ha detto il ministro all’interlocutrice libica.
L’incontro ha offerto l’occasione – anche alla luce della recente missione a Tripoli della titolare del Viminale – per “analizzare tra i temi di comune interesse anche quello riguardante i flussi migratori, con particolare attenzione al contrasto delle organizzazioni criminali che sfruttano il traffico di esseri umani e al rispetto dei diritti umani dei rifugiati e dei migranti”.

Le reazioni

Per il Pd parla Lia Quartapelle: “”Non basta dire ‘mai piu davanti al naufragio costato oggi la vita a 130 persone nel Mediterraneo.
Se come europei vogliamo essere all’altezza dei valori che predichiamo, si evitino le speculazioni e si aprano corridoi umanitari europei per evitare le stragi in mare”.

“Ancora una terribile tragedia nel Mediterraneo con oltre 100 esseri umani annegati, che poteva benissimo essere evitata”. Lo scrive su twitter il segretario nazionale di sinistra italiana Nicola Fratoianni. “Una ennesima vergogna per l’europa- prosegue il leader di si- ma anche per il nostro paese. Caro presidente Draghi pensa ancora che la guardia costiera libica vada ringraziata?”.

“Le 24 ore che precedono il naufragio di 130 persone nel Mediterraneo centrale sono un insulto all’umanità e al valore della vita degli uomini e delle donne. Decine di chiamate, richieste di soccorso, Frontex che sorvola e non interviene, un vergognoso scaricabarile tra autorità libiche, italiane ed europee. Donne, uomini e bambini lasciati agonizzare in alto mare tra onde di sei metri e poi lasciate affogare. Presenterò un’interrogazione urgente al Governo perché le responsabilità italiane siano chiarite”, annuncia il deputato di Leu Erasmo Palazzotto.

“Alla luce di quanto accaduto in queste ore nel Canale di Sicilia l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sull’attuazione degli accordi Italia-Libia appare davvero non più rinviabile; serve discontinuità anche in questo ambito, a maggior ragione dopo le parole della Ministra degli Esteri della Libia audita oggi in commissione Esteri”, così su Facebook Riccardo Magi, deputato di Più Europa-Radicali. “Sono circa 120 i migranti morti in queste ore nel Canale di Sicilia: è una strage annunciata. Le autorità Europee e italiane sapevano da almeno due giorni delle difficoltà in cui versavano i due barconi provenienti dalla Libia, ma nessuno ha inviato navi in soccorso”, aggiunge il deputato radicale. “In quella zona c’era solo la Ocean Viking che purtroppo è arrivata troppo tardi. Lo abbiamo detto molte volte e oggi lo ripetiamo con forza: la Libia non è un Paese sicuro, per questo i suoi i campi di detenzione devono essere immediatamente svuotati e chiusi”, conclude Magi.