Tempo di biscotti.

Un racconto brevissimo di Cesare Guarnone.

Sono nascosto bene. Almeno credo. Tremo al solo pensiero che mi trovino… Ma sono nascosto bene. Almeno credo.

Sento discutere animatamente in cucina. Uno strano litigio a bassa voce per non svegliare il piccolo Luca. Pare che Mario sia contrariato con la madre per via della colazione: deve andare a scuola e sembra che i biscotti siano finiti.

Per chi non lo sapesse, Mario ha due fratelli: Luca e Sergio. Per loro è diverso, non hanno doveri mattutini da adempiere, come, ad esempio, andare a scuola o litigare con la mamma per i biscotti. Il primo, Luca, è troppo piccolo e dorme ancora; il secondo, Sergio, frequenta già l’università ma, il lazzarone, ci va quando vuole. La Madre, Lola Bolognosa, sputa l’anima tutti i santi giorni per far sì che ognuno, in quella famiglia, abbia una vita, tranne lei. Il padre, Adamius Bolognosa, ama intrecciare graziose ghirlande con fili d’erba che raccoglie da sè. Ma questa è un’altra storia.

Dal mio nascondiglio sento che il tono della discussione aumenta ed ecco che succede l’inevitabile.

    “UHEEEEE!”

    “Ecco, sei riuscito a svegliarlo!” – Lola è furiosa con Mario.

    “Non sarebbe successo se qualcuno non si fosse mangiato tutti i biscotti!”

Lola si precipita nella stanzetta di Luca; da lì urla al figlio:

    “Accidenti ai biscotti, vai a scuola che è tardi!” – e poi, cullando il lettino di Luca:

    “Non piangere, tesoro, che la mamma è qua… Ninna oh… Ninna oh…”

    “UHEEEEE!”

    “Io non me ne vado se non ho i miei biscotti!”

    “Ora te li dò io, i biscotti!”

Riesco a vedere Lola che, con rabbia cieca e forza sorprendente, scardina una doga dal lettino di Luca, facendone un’arma impropria. La vedo poi precipitarsi alla volta della cucina brandendo minacciosamente la doga, intenzionata a dare una lezione coi fiocchi a Mario. Nella foga per raggiungere la cucina non vede Sergio che è uscito dalla sua camera, emergendo da un videogame nel quale molte persone muoiono uccise da un’arma letale. L’impatto è inevitabile. Testa contro testa… Dolorosissimo. Madre e figlio perdono i sensi. 

    “Ma che diavolo…” – Sento la voce di Sergio che bofonchia, rinvenuto per primo. 

Rinviene anche Lola che si tiene la testa tra le mani.

        “Maledizione, Sergio… Dio, che botta!”

        “Mi ci vorrebbe un biscotto…” – Dice Sergio.

Al sentir quella parola, Lola ha un sussulto.

        “Biscotto? Non voglio neanche sentire quella parola!”

         “Ma sì, un biscotto… ho fame.”

Lola a denti stretti: “I biscotti non si trovano.”

Mario dalla cucina: “Guardate che vi ho sentito. Se si trova un biscotto, quello è mio. C’ero prima io!”.

          “Ma sei ancora qui? Fila a scuola!”

          “Neanche per idea. Voglio i biscotti. Con il latte.”

          “Ora ti faccio vedere, altro che biscotti!”

          “UHEEEEE!”

          “Merda…  Non piangere, tesoro, la mammina sta arrivando”

          “UHEEEEE!”

          “Che c’è piccolino, quei cattivoni dei tuoi fratelli ti hanno svegliato… Ninna oh… Ninna oh…”

          “Voio biccotto.” 

Lola diventa tutta rossa.

           “Caro, dolce, piccolo amorino di mamma… Vedi, in questa casa, i biscotti sono finiti, terminati, estinti, kaput… È chiaro?”

           “UHEEEEE!”

Adamius Bolognosa si affaccia dalla porta della camera da letto. Dice:

           “Cosa succede?”

L’apparizione del capofamiglia produce una momentanea tregua tra i litiganti che gli rispondono in coro: 

           “Niente, torna a dormire.”

           “… Tonna a dommìe” – dice il piccolo Luca.

Ben felice di non essere coinvolto in qualcosa più grande di lui, Adamius gira i tacchi per ritornare tra le braccia di Morfeo, poi ci ripensa e lo sento dire:

           “Scusate, avrei un certo languorino… Non è che, per caso, ci sarebbe un bis…”

           “TORNA A DORMIRE!” 

           “… DOMMÌE!” – Fa eco ancora il piccolo Luca, spietato come solo un essere umano in fasce sa essere.

Dal mio punto di osservazione non ho una visuale completa, ma sento tutto e credo di capire cosa stia succedendo. Sento Lola, la cui stazza le impedisce di ritornare  sulle proprie gambe, dire al figlio:

           “Tirami su, buono a niente… Guarda, ora mi verrà il bernoccolo!”

           “È una parola, ma’… Non sei un fuscello.”

           “Porta rispetto a tua Madre e tirami su!”

           “Sì, sì… Troppi biscotti…”

           “TIRAMI SU, IDIOTA!”

           “Ooooh… Issa!”

           “Al diavolo, ora lo vorrei io un biscotto…” – Lola si tiene ancora la testa, dolorante.

           “Ma non erano finiti?”

           “Infatti…”

Ma ecco cha accorrono preoccupati, Mario e Adamius, dimentico del litigio, il primo e strappato al sonno dei giusti,il secondo.

            “Ehi, vi siete fatti male? Ho sentito un gran cozzo!” – Dice Mario.

            “Anch’io” – Dice Adamius – “ e non aggiungo altro.”

            “MENO MALE!” – gli rispondono tutti in coro.

            “Sapete ora cosa ci vorrebbe?” – dice Sergio.

  “Lo intuiamo.” – rispondono gli altri e poi in coro:

  “UN BISCOTTO!”

In tutta quella confusione il piccolo Luca è stato lasciato solo e, se non avessi altro che tutto da perderci, griderei:

 “Ehi, gente, guardate Luca che sta facendo! Qualcuno lo fermi!”

Ma non posso. Mi troverebbero. E per me sarebbe la fine. Non mi resta altro che sperare. Ma di secondo in secondo sento la speranza svanire vedendo il piccolo Luca avanzare inesorabilmente, gattonando, verso di me… Ecco, mi ha visto… e…

“MAMMA, MAMMA, GUADDA… BICCOTTO!”

“Fregato.”