Il Papa in Ungheria bacchetta l’Europa. “Dove sono gli sforzi creativi per la pace?”

DOMENICO AGASSO – 29 Aprile 2023 – lastampa.it

Francesco vede Orban come sponda per arrivare a Putin: «L’Ue non sia preda dei populismi». Chiede solidarietà per i migranti, ma critica la cultura gender. E sull’aborto: «Diritto insensato»

INVIATO A BUDAPEST. L’interrogativo del Papa è una sferzata ai potenti della Terra: «Dove sono gli sforzi creativi di pace per l’Ucraina?». E il richiamo all’Europa è forte e inequivocabile: nell’attuale contesto bellico è cruciale che ritrovi «l’anima» e lavori per la riconciliazione: «Nessuno è nemico per sempre». Mentre ruggiscono «i nazionalismi» e avanzano i «solisti della guerra», bisogna «ricucire l’unità, non allargare gli strappi». Attenzione a non essere «ostaggio di parti, preda di populismi». Lo sfondo di missili e bombe che stanno insanguinando il «Vecchio Continente», e lo spettro di un’escalation militare che sta mettendo in ansia l’intera umanità, rendono questo viaggio di Francesco il più politico, sociale e di alta diplomazia di tutto il pontificato. Jorge Mario Bergoglio arriva a Budapest, a 300 chilometri dal confine ucraino, nell’Ungheria del premier Viktor Orban, considerato dal Vaticano un potenziale interlocutore per aprire finalmente un dialogo con il presidente russo Vladimir Putin. Senza nominare il Cremlino, nel discorso alle autorità locali – pronunciato dentro l’ex Monastero Carmelitano, sede del governo – il Vescovo di Roma cerca nel primo ministro una sponda con direzione Mosca, invitando l’Europa a ricordarsi della sua Storia e ad avere un ruolo nella costruzione della pacificazione, a «unire i distanti e non lasciare nessuno per sempre nemico». Offre un grande assist al leader della galassia sovranista – noto per le posizioni distanti da quelle del Pontefice argentino in ambito sociale – sui temi eticamente sensibili a lui cari, esprimendosi contro la teoria del gender e l’aborto. Mentre invoca l’accoglienza dei migranti sull’esempio di santo Stefano, primo re d’Ungheria, e allo stesso tempo chiedendo all’Ue di cercare «vie sicure e legali» per integrare i «disperati che fuggono da conflitti, povertà e cambiamenti climatici».

Le nuvole sul Danubio rappresentano bene lo scenario che descrive il Papa: «Nel mondo in cui viviamo, la passione per la politica comunitaria e per la multilateralità sembra un bel ricordo del passato: pare di assistere al triste tramonto del sogno corale di pace, mentre si fanno spazio i solisti della guerra». In generale, «sembra essersi disgregato negli animi l’entusiasmo di edificare una comunità delle nazioni pacifica e stabile, si marcano le zone, si segnano le differenze, si esasperano giudizi e toni nei confronti degli altri». Francesco ha un colloquio di 25 minuti con la presidente della Repubblica Katalin Novak, e si intrattiene una ventina di minuti con Orban. Poi avverte la politica del rischio di «infiammare gli animi anziché risolvere i problemi, dimentica della maturità raggiunta dopo gli orrori della guerra e regredita a una sorta di infantilismo bellico».

Il Papa dalla capitale magiara parla all’Ue esortandola a ritrovare la sua «anima: l’entusiasmo e il sogno dei padri fondatori, statisti che hanno saputo guardare oltre il proprio tempo, oltre i confini nazionali e i bisogni immediati, generando diplomazie capaci di ricucire l’unità, non di allargare gli strappi». Cita Robert Schuman: «La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano». E Alcide De Gasperi: «È per se stessa, non per opporla ad altri, che noi preconizziamo l’Europa unita… Lavoriamo per l’unità, non per la divisione».

E in uno dei Paesi che ha eretto muri per fermare l’arrivo di immigrati – con l’eccezione delle migliaia di profughi dall’Ucraina – Francesco sottolinea l’«urgenza» di «lavorare a meccanismi condivisi di fronte a una sfida epocale che non si potrà arginare respingendo, ma va accolta per preparare un futuro che, se non sarà insieme, non sarà».

Mette in guardia anche dalla «via nefasta delle “colonizzazioni ideologiche”, che eliminano le differenze, come nel caso della cosiddetta cultura gender, vantando come conquista un insensato “diritto all’aborto”, che è sempre una tragica sconfitta». Elogia le «politiche effettive per la natalità e la famiglia, perseguite con attenzione in questo Paese».

Novak dice al Papa che «gli ungheresi e milioni di persone in tutto il mondo vedono in Lei l’uomo della pace! Sperano che Lei possa parlare. Parlare con Kiev e Mosca, con Washington, Bruxelles, Budapest e con tutti coloro senza i quali non può esserci pace».

Mentre Orban sui social scrive: «L’Ungheria ha confermato che il leader spirituale del mondo cristiano è dalla parte della pace». E aggiunge: «Come dice la nostra Costituzione, il cristianesimo in Ungheria ha il potere di sostenere la nazione. L’Ungheria ha un futuro se rimane sulla via cristiana e la via cristiana è oggi la via della pace».

Sul volo da Roma il Papa ha definito «una cretinata» le insinuazioni su san Giovanni Paolo II relative al caso Orlandi.

Nel frattempo, in un messaggio al Congresso Internazionale Woomb, stigmatizza utero in affitto ed embrioni in provetta.

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