Paralimpiadi, Bebe Vio oro nel fioretto: “Ad aprile ho rischiato la morte per una infezione”. A Tokyo Zakia e Hossain, gli atleti fuggiti da Kabul.

LA REPUBBLICA – 28 AGOSTO 2021

La veneta conferma il titolo vinto cinque anni fa a Rio e poi rivela: “Ho avuto un’infezione da stafilococco che è andata molto peggio del dovuto e la prima diagnosi era amputazione entro due settimane e morte entro poco”. Per l’Italia anche due argenti e due bronzi.

Bebe Vio non tradisce ed è ancora d’oro. La 24enne venete si conferma campionessa paralimpica nel fioretto femminile categoria B battendo in finale a Tokyo per 15-9 la cinese Jingjing Zhou, già sconfitta 5 anni fa nella finale delle Paralimpiadi di Rio de Janeiro. Dopo la gara Bebe si è lasciata andare a un momento di felicità e commozione con il suo staff. Abbracci e pianti sulla pedana, poi si è alzata dalla carrozzina ed è corsa verso la tribuna, per continuare i festeggiamenti. Quello di Bebe Vio è il quinto oro dell’Italia a Rio, la medaglia numero 18 della spedizione italiana (7 argenti e 6 bronzi). 

“Ho rischiato la morte per una infezione”

Dopo la cerimonia di premiazione, Bebe ha svelato di aver rischiato la morte a causa di una infezione: “Sono state due medaglie completamente diverse: a Rio c’è stata l’emozione della prima volta, ma questa qui proprio non me la aspettavo. I primi quattro anni della preparazione sono andati benissimo, anche nel periodo del Covid, grazie ai miei allenatori e alle Fiamme Oro perché ho ripreso persino prima delle altre avversarie. L’ultimo anno, invece, è stato parecchio “sfigato” per via dell’infortunio che ho avuto” le sue parole. “Lo scorso 4 aprile mi sono dovuta operare e sembrava che questa Paralimpiade non doveva esserci, abbiamo preparato tutto in due mesi, non so come cavolo abbiano fatto. Non ci credevo di arrivare fin qui, perché ho avuto un’infezione da stafilococco che è andata molto peggio del dovuto e la prima diagnosi era amputazione entro due settimane (dell’arto sinistro; ndr) e morte entro poco. Sono felice, hai capito perché ho pianto così tanto? L’ortopedico ha fatto un miracolo, si chiama anche Accetta tra l’altro… è stato bravissimo, tutto lo staff lo è stato. Questa medaglia assolutamente non è mia, è tutta loro”.

I complimenti della Vezzali

Tanti i complimenti per la campionessa azzurra. A partire da quelli di Valentina Vezzali, ex campionessa della scherma mondiale e attuale sottosegretario allo Sport. “E’ la seconda consecutiva, non è che mi superi adesso?” ha detto la Vezzali, presente a bordo pedana. “Ci voleva Bebe per riportare l’oro alla scherma”, ha aggiunto poi scherzando.

Altre quattro medaglie

Italia sul podio anche nel triathlon e nel nuoto. La prima gioia di giornata l’ha regalata la poliedrica Veronica Yoko Plebani. Dopo aver esordito nel 2014 ai Giochi invernali di Sochi nel parasnowboard e aver disputato quelli estivi di Rio 2016 nella paracanoa, la 25enne bresciana di Gavardo ha vinto il bronzo nella categoria PTS2, coronando il sogno nel triathlon. L’azzurra ha chiuso alle spalle delle statunitensi Allysa Seely (che ha bissato il successo di Rio 2016) e Hailey Danz.
Subito dopo, sempre nel triathlon, ci hanno pensato Anna Barbaro e la sua guida Charlotte Bonin ad arricchire il medagliere. Nella PTVI femminile, l’azzurra di Reggio Calabria ha conquistato l’argento in 1:11.11, 3.56 di ritardo dalle vincitrici della gara, le spagnole Susana Rodriguez e Sara Loher (1:07.15). Terzo posto per le francesi Annouck Curzillat e Celine Bousrez (1:11.45).

Nuoto ancora protagonista

Un argento e un bronzo dal nuoto. Xenia Palazzo ha vinto l’argento nei 200 misti SM8, la 23enne nata a Palermo ma residente a Verona ha chiuso alle spalle della statunitense Jessica Long, terza la russa Mariia Pavlova. Stefano Raimondigià oro nei 100 rana, ha conquistato il bronzo nei 100 stile libero categoria S10 nuotando in 51.45 e chiudendo alle spalle dell’ucraino Maksim Krypak (50.64) e dell’australiano Rowan Crothers (51.37). Sfuma la medaglia per Matteo Betti (categoria A), sconfitto 15-11 dal russo Nikita Nagaev nella finale per il bronzo del fioretto individuale categoria A.

A Tokyo Zakia e Hossain gli atleti afghani fuggiti da Kabul

Sono arrivati a Tokyo, raggiungendo il villaggio olimpico, Zakia Khoudadadi e Hossain Rasouli, gli atleti paralimpici afghani che erano riusciti a lasciare Kabul su un volo dell’Aeronautica militare australiana. Zakia, atleta del taekwondo, sarà la prima donna afghana chiamata a partecipare alle Paralimpiadi. I due sono stati accolti
dal presidente del comitato paralimpico internazionale, Andrew Parsons, e dal presidente del consiglio degli atleti dell’Ipc, Chelsey Gotell. Dopo essere stati trasportati in salvo, i due atleti hanno trascorso la settimana a Parigi in un centro di allenamento del Ministero dello Sport. “Abbiamo sempre saputo che c’era una remota possibilità che entrambi gli atleti potessero partecipare a Tokyo 2020, motivo per cui la bandiera afghana ha sfilato alla cerimonia di apertura- ha spiegato Parsons- come tutti gli atleti qui a Tokyo 2020, non abbiamo mai perso la speranza e ora avere Zakia e Hossain nel villaggio paralimpico insieme agli altri 4.403 Paralimpici dimostra il potere dello sport di unire le persone in pace”. Quella che ha permesso ai due afghani di arrivare a Tokyo “è stata un’importante operazione globale: la nostra priorità numero uno è e sarà sempre la salute e il benessere di entrambi gli atleti. Negli ultimi 12 giorni, Zakia e Hossain hanno continuato a esprimere il loro assoluto desiderio di venire a Tokyo”. Ora “possono realizzare i loro sogni, inviando un forte messaggio di speranza a tanti altri nel mondo”.