Pensioni. Il governo taglia la rivalutazione. Spi: penalizzati 4,3 milioni di pensionati

22 Novembre 2022 – libereta.it

Secondo il sindacato dei pensionati della Cgil, il governo nega il recupero del potere di acquisto a “chi ha lavorato e versato contributi per 40 anni”. In media la perdita sarebbe di 1200 euro all’anno. La rivalutazione promessa alle pensioni minime sarà invece di pochi euro al mese rispetto a quanto già prevedeva la normativa

“Una perdita media pro-capite di oltre 1.200 euro all’anno per 4,3 milioni di pensionati”.I primi calcoli dello Spi Cgil, sulle novità annunciate dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni stamane in conferenza stampa, mostrano che il taglio della rivalutazione per le le pensioni superiori a quattro volte il minimo avrà un costo. E pagarlo, questo costo, saranno quelli “che hanno lavorato e versato i contributi per 40 anni, che non percepiscono un assegno alto ma di 1.800 netti al mese”.

In una nota, l’organizzazione dei pensionati della Cgil fa notare che si tratta nella sostanza “di pensioni di lavoratori dipendenti, frutto di una vita di lavoro e che ora rischiano di avere una rivalutazione di gran lunga inferiore a quella che dovevano percepire” secondo la legge in vigore.

La legge in questione è la 388 del 2000, con cui si sancì allora il passaggio a una rivalutazione per fasce di reddito, con un recupero del 100 per cento per assegni fino a quattro volte il minimo (525,38 euro), del 90 per cento per assegni tra quattro e cinque volte il minimo, e del 75 per cento per assegni di importo superiore. Era il sistema per assicurare il recupero, seppur parziale, del potere di acquisto a tutte le pensioni logorate dall’inflazione di questi mesi…

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