Scoperta sui trapianti d’organo a Torino: contro il rigetto un semplice esame del sangue.

ALESSANDRO MONDO – 26 Giugno 2021 – LA STAMPA

L’ospedale delle Molinette è il primo in Italia per numero di trapianti eseguiti ogni anno e punto di riferimento delle attività cliniche collegate alla medicina dei trapianti

TORINO. Il rigetto dei trapianti si può riconoscere e prevenire con un semplice prelievo di sangue. È la sintesi della scoperta avvenuta presso la Città della Salute di Torino


Un rischio su tre
Almeno un paziente su tre rischia un episodio di rigetto acuto durante il primo anno: per questo ogni trapianto viene monitorato con attenzione per cogliere i primi segni di rigetto, ed eventualmente iniziare una terapia mirata.Il ruolo del DNA 
Uno studio tutto torinese, realizzato presso la Città della Salute di Torino e appena pubblicato sulla più prestigiosa rivista scientifica internazionale di trapianto, il Journal of Heart and Lung Transplantation, ha aperto la strada ad un nuovo metodo per riconoscere il rigetto, più semplice e veloce ed altrettanto sensibile. Si tratta dell’analisi del Dna del donatore che circola libero nel sangue del ricevente. È il frutto della collaborazione di 3 strutture dell’ospedale Molinette: il Centro Trapianti di cuore (diretto dal professor Mauro Rinaldi), il Servizio di Anatomia patologica (diretto dal professor Mauro Papotti) e il Servizio di Immunogenetica (diretto dal professor Antonio Amoroso).

Nuovo biomarcatore
«Nella nostra ricerca abbiamo applicato le tecnologie di analisi del DNA libero circolante alla medicina dei trapianti, dimostrando che l’aumento del DNA derivato dall’organo trapiantato nel sangue del ricevente è un biomarcatore specifico di rigetto. Il suo aumento è infatti correlato al danno delle cellule del trapianto, causato dalla risposta immunitaria del rigetto», spiega Silvia Deaglio, genetista dell’Università di Torino e medico del Servizio di Immunogenetica e Biologia dei Trapianti dell’ospedale Molinette. “Questo studio, eseguito su circa 30 riceventi di trapianto di cuore, ha consentito di dimostrare come un semplice prelievo di sangue, al posto della più complessa biopsia endomiocardica, consente di riconoscere in maniera veloce e affidabile la presenza del rigetto nei nostri pazienti e di avviare precocemente le terapie per combatterlo”,  aggiunge Massimo Boffini, cardiochirurgo del Centro di Trapianto cardiaco universitario delle Molinette.

Lavoro di squadra 
«Questo studio è stato frutto del lavoro congiunto di molti ricercatori – ricorda Monica Sorbini, primo autore dello studio e dottoranda presso il Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Torino -. Dai chirurghi che hanno seguito i pazienti a chi come la sottoscritta che lavora in laboratorio sui campioni biologici raccolti è stato un lavoro emozionante e gratificante, perché ha permesso a chi lavora in laboratorio di fare avanzare ulteriormente le conoscenze a favore di questi pazienti che trovano nel trapianto un’altra vita grazie al dono di un organo». «In Italia la Città della Salute di Torino non è solo il riferimento delle attività cliniche collegate alla medicina dei trapianti, risultando il primo ospedale per numero di trapianti eseguiti ogni anno, ma anche delle attività di ricerca ed innovazione in questo settore – conclude il professor Antonio Amoroso-. Tutto questo anche per offrire sempre cure migliori ed innovative ai nostri pazienti».