Assistenza anziani: cosa fare e dove andare

13 Settembre 2017 | Autore: Carlos Arija Garcia

Arriva una certa età che, per forza di cose, si deve alzare bandiera bianca. Le forze non ci sono più ed il bastone di legno nemmeno. C’è bisogno di un altro punto di appoggio, umano e istituzionale, per continuare a vivere in maniera dignitosa (concetto a cui ogni essere umano ha diritto, anche secondo le leggi ed i trattati internazionali).

La famiglia, però, non sempre ha le possibilità materiali per farsi carico di una persona anziana. I figli lavorano, i mezzi sono quelli che sono. Ci si deve appoggiare a una badante, ad una struttura di ricovero. Ricordiamo anche che l’assistenza agli anziani da parte dei figli è un dovere legale, come vedremo tra poco.

Cosa fare e dove andare per garantire un’assistenza dignitosa agli anziani? Lo vediamo in questa guida.

Indice

Anziani: il diritto di essere assistiti dai figli

Questo è un presupposto non indifferente. L’assistenza agli anziani è un dovere dei figli, che non possono limitarsi a «scaricare» il genitore di una certa età ad una struttura, pubblica o privata che sia, ma che devono seguire le sue esigenze, l’evoluzione delle sue condizioni di salute ed economiche, insomma: fare per il genitore quello che il genitore ha fatto per loro quando erano piccoli. La vita è una ruota che gira.

Quello che tu sei, io ero. Quello che sono, tu lo sarai («Nonno Libero», alias Lino Banfi)

E questo è il primo passo per garantire l’assistenza agli anziani, che deve precedere qualsiasi altra mossa. I figli devono provvedere al sostentamento dei genitori anziani e, se necessario, versargli anche gli alimenti [1], in base alle loro capacità e alle loro possibilità. Altrimenti rischiano non uno ma due reati: la violazione degli obblighi di assistenza familiare [2] e l’abbandono di persona incapace [1].

Assistenza anziani: la scelta di curarlo a domicilio

Se le condizioni di salute (fisica e psichica) lo consentono, l’assistenza agli anziani può essere fatta a domicilio. Ma cosa fare? Ci sono due opzioni. La prima è quella di appoggiarsi ai servizi sociali del Comune di residenza e/o dell’Asl. La seconda, assumere una badante.

Può essere seguito a casa anche l’anziano che comincia a presentare qualche problema di demenza senile se non, addirittura, di morbo di Alzheimer. Con i dovuti aiuti a cui hanno diritto lui e la famiglia.

L’assistenza domiciliare del Comune e dell’Asl

La scelta dei servizi sociali è utile per gli anziani che hanno un’autonomia limitata, cioè che riescono a stare da soli durante il giorno ma che non sono più in grado, ad esempio, di farsi da mangiare, di uscire a fare qualche spesa, di andare dal dottore per una medicazione o per una ricetta e non hanno un parente disponibile a farlo perché impegnato al lavoro (nel migliore dei casi).

Questi servizi di assistenza agli anziani vengono erogati dai Comuni (soprattutto) e dalle Asl, ma anche da qualche struttura privata (Onlus, cooperative, associazioni, ecc.) convenzionate con gli enti locali o con il sistema sanitario nazionale.

I servizi sociali cercano di soddisfare il bisogno degli anziani a:

  • un’abitazione;
  • cibo;
  • cura della persona;
  • relazioni sociali;
  • svago e compagnia;
  • risolvere situazioni di disagio.

L’assistenza domiciliare agli anziani prestata dai servizi sociali comprende (a seconda delle dimensioni e delle possibilità dei Comuni):

  • pasti a domicilio;
  • servizi di emergenza come il telesoccorso o un numero verde a cui rivolgersi in caso di necessità;
  • contributi economici;
  • assistenza infermieristica;
  • servizio di trasporto (ad esempio per una visita medica);
  • affido ad una famiglia affinché l’anziano non passi la giornata da solo;
  • cure familiari a pagamento (la persona che assiste l’anziano viene rimborsata).

Occorre presentare domanda al Comune di residenza o all’Asl competente per territorio

Assumere una badante

Altra scelta possibile per l’assistenza agli anziani a domicilio e per chi si chiede cosa fare e dove andare è quella di assumere una badante. Questa persona potrà prendersi cura dell’anziano sia mentre i familiari sono al lavoro sia le 24 ore quando, oltre allo stipendio, il suo contratto prevede anche l’alloggio.

La badante dovrà:

  • prendersi cura della persona assistita. Per «cura» si intende non solo l’assistenza da un punto di vista sanitario (dare le medicine, controllare la pressione, provvedere alla sua pulizia personale) ma anche da un punto di vista, per così dire, umano: fargli, cioè, compagnia. Nel caso della badante che lavora ma anche vive nella casa di un malato non autosufficiente, la badante è tenuta a fare o ad aiutare a fare all’assistito le cose che lui non è più in grado di fare da solo;
  • tenere in ordine la casa e renderla vivibile dal malato;
  • preparare i pasti per l’assistito agli orari e secondo le indicazioni ricevute dai familiari o dal medico;
  • mettere pannoloni e altri ausili se fossero necessari.

E’ importante, nel momento in cui si prendono i primi accordi con la badante da assumere, fissare i suoi compiti in modo ben chiaro, possibilmente per iscritto, in modo da evitare degli equivoci in futuro.

Così come è fondamentale che la badante sia in grado di capire e di leggere correttamente l’italiano: solo così, in caso di emergenza o di necessità, sarà in grado di chiamare un’ambulanza, di leggere le prescrizioni di un medico, di comunicare – anche con l’assistito – in modo efficace.

Oltre ai doveri, la badante ha anche i suoi diritti. Per approfondire l’argomento, leggete questo articolo.

Assistenza anziani: cosa fare e dove andare in caso di demenza senile

Quando la testa comincia a fare qualche brutto scherzo, cosa fare e dove andare per l’assistenza agli anziani che soffrono di demenza senile?

Se lo stadio della malattia permette di tenere l’anziano a casa, ci sono degli accorgimenti che possono evitare di rivolgersi ad una struttura esterna, come creare per lui un ambiente sicuro e tranquillo, mantenere una certa regolarità per pasti o attività giornaliere, affidargli dei compiti semplici.

Ma se il problema è più grave, non resta che ricoverare l’anziano in una Rsa, cioè in una Residenza sanitaria assistenziale. E’ possibile farlo quando la demenza può avere delle conseguenze prolungate nel tempo o provocare una perdita progressiva dell’autonomia dell’anziano (la capacità di mangiare da solo o di camminare, oppure l’incontinenza).

Cosa fare e dove andare per l’assistenza agli anziani in questo caso?

La prima porta a cui bussare è quella del medico dell’Asl di competenza territoriale per ottenere il certificato di non autosufficienza in cui viene segnato il grado di gravità della malattia. Con quel certificato, il parente potrà contattare il Servizio sociale del Comune di residenza per fissare un appuntamento a domicilio, nel corso del quale bisognerà presentare la valutazione diagnostica in originale e in copia, l’eventuale certificato di invalidità ed il modello Isee.

Spetterà al Servizio sociale decidere se optare per un ricovero diurno, per l’assistenza domiciliare o per un ricovero in una Rsa disponibile.

Ai parenti verrà riconosciuto un rimborso forfettario delle spese sostenute purché prestino servizio di volontariato nella struttura in cui l’anziano viene ricoverato

Altra cosa da fare è chiedere il cosiddetto voucher demenze, che spetta ai pazienti con diagnosi di demenza certificata da uno specialista in fase iniziale (cioè quando si presentano principalmente problemi cognitivi e di comportamento e non ancora sintomi clinici) e alle loro famiglie. Può richiedere questo servizio la famiglia che si trova in difficoltà a gestire la situazione di un anziano e che ha bisogno di aiuto per affrontarla.

Il paziente, però, non deve ricevere altri aiuti e non deve essere seguito da altri servizi sul territorio

Per ottenere il voucher demenze, basta rivolgersi al medico di famiglia, che lo farà attivare dopo avere ricevuto una relazione dell’assistente sociale del Comune di residenza del malato. La famiglia può chiederlo anche direttamente all’assistente sociale oppure all’Asl di competenza.

Assistenza anziani: cosa fare e dove andare in caso di Alzheimer

Il morbo di Alzheimer è forse una delle malattie più gravi e più tristi, in quanto comporta un lento deperimento fisico e mentale della persona, ormai non più in grado di badare a se stessa e nemmeno di riconoscere i propri cari. Che fare e dove andare per l’assistenza agli anziani che soffrono di Alzheimer?

L’assistenza domiciliare ha, normalmente, un tempo limitato. Il progredire della malattia comporta un impegno enorme da parte dei familiari conviventi che si vedono costretti a prendere continui permessi al lavoro (beneficiare, ad esempio della Legge 104 che permette di avere fino a 2 anni di congedo per assistere un parente stretto con handicap grave, come il malato di Alzheimer), ma prima o poi bisogna trovare un’alternativa.

Tuttavia, prima di optare per un ricovero in una struttura specializzata, la soluzione può essere assumere la badante (vedi sopra) oppure chiedere l’assistenza a domicilio al Comune di residenza. Assistenza che comprende i bisogni sanitari (prestazioni infermieristiche e visite) ed i bisogni sociali (aiuto domestico e assistenza alla persona).

Le prestazioni possono comprendere, a seconda dai servizi erogati dagli enti locali:

  • l’aiuto per la cura della persona (igiene personale);
  • l’aiuto per la gestione della casa (pulizie, commissioni e spese);
  • il sostegno per lo svolgimento delle attività quotidiane;
  • buoni sociali;
  • pasti a domicilio.

L’assistenza è gratuita per i nuclei familiari al di sotto di una certa soglia di reddito Isee, mentre per quelli che superano i parametri stabiliti dalle Amministrazioni comunali è prevista una quota a loro carico.

I servizi sociali del Comune possono decidere di ricoverare per un periodi breve di tempo il paziente, da 15 a 30 giorni. Si parla, in casi simili, di ricovero di sollievo.

Se non si opta per la badante che assista l’anziano durante il giorno (vedi sopra), la soluzione è il ricovero presso una casa di cura (oggi si chiama Rsa) a spese del Servizio sanitario nazionale, a cui l’anziano affetto dal morbo di Alzheimer ha diritto. Per poterlo fare, occorre presentare domanda tramite:

  • il medico curante per quanto riguarda i servizi sanitari e socio-sanitari;
  • l’assistente sociale del Comune di residenza per i servizi socio-assistenziali;
  • il centro di assistenza domiciliare presso il Distretto socio-sanitario.

La domanda deve essere presentata o direttamente alla struttura scelta o tramite Centro unico di prenotazioni (il Cup).

La retta è a carico del Ssn ma si può chiedere anche una quota di partecipazione a carico dell’assistito, in genere in base al reddito

Assistenza anziani: i diritti dei familiari

Assistere un anziano non significa solo risolvere i suoi problemi sanitari, sociali o fisiologici (che non è poco), ma anche badare a quello che lui, per le sue condizioni di salute, non è più in grado di fare.

Così, i familiari che devono prestare assistenza ad un anziano hanno diritto a:

  • l’amministrazione di sostegno: è un istituto di protezione che garantisce i diritti e la tutela del genitore avanti con l’età, affiancandogli una persona che lo guidi nel compimento degli atti particolari decisi dal giudice (ad esempio, per scrivere il testamento, vendere, affittare o amministrare le sue proprietà, ecc.);
  • l’indennità di accompagnamento: viene riconosciuta quando il paziente non ha la possibilità di deambulare in modo autonomo oppure non è più in grado di assolvere alle normali azioni quotidiane della vita e, quindi, ha bisogno dell’aiuto costante di un accompagnatore. La domanda va presentata all’Asl;
  • permessi della Legge 104/92: come accennato, questa legge dà la possibilità di usufruire di tre giorni di permesso mensili dal lavoro oppure di un massimo di due anni consecutivi nella loro vita lavorativa, a condizione che il parente conviva con l’anziano con handicap grave e che presti assistenza continuativa ed esclusiva. La domanda va presentata all’Inps e al proprio datore di lavoro.