Dietro casa nostra

Srebrenica 11 luglio 1995 – 11 luglio 2020

Venticinque anni fa esatti il genocidio di Srebrenica.Oltre 8mila musulmani bosniaci trucidati dalle milizie serbe comandate dal generale ultra-nazionalista Mladic sotto gli occhi del contingente olandese dell’Onu che avrebbe dovuto impedirlo.L’orrore della guerra fratricida in ex Jugoslavia, che ricordiamo sempre troppo poco e per la quale abbiamo tutti un enorme debito di memoria.

Non dimentichiamo!

L’11 luglio del 1995 oltre 8.000 giovani e adulti musulmani vennero uccisi a Srebrenica, in quella che le Nazioni Unite avevano designato come “zona protetta” e nonostante la presenza dei caschi blu. La commemorazione della tragedia, che provocò anche la deportazione di altre 20 mila persone, soprattutto anziani donne e bambini, vede ogni anno la partecipazione di decine di migliaia di persone, ma quest’anno è prevista un’affluenza ridotta a causa delle misure legate alla pandemia di Covid-19. Il momento più toccante è riservato all’inumazione delle spoglie di 9 vittime, ritrovate in una delle 70 fosse comuni e solo recentemente identificate, nel Cimitero Commemorativo di Potocari, alle porte di Srebrenica. Al rito funebre sono ammessi solo i familiari. La vittima più giovane è Salko Ibisevic che nel 1995 aveva 23 anni, mentre il più anziano è il settantenne Hasan Pezic. “Mentre il mondo si appresta a commemorare coloro che persero la vita 25 anni fa e a mostrare solidarietà a chi sopravvisse è del tutto inaccettabile che le famiglie di oltre un migliaio di vittime siano ancora alla ricerca dei loro resti. La verità sulla sorte dei loro cari, seppelliti chissà dove un quarto di secolo fa, rende assai difficile trovare pace o qualche forma di conforto”, ha dichiarato Jelena Sesar, ricercatrice di Amnesty International sui Balcani.  “Questo cupo anniversario segna anche 25 anni di lotta per ottenere  giustizia, verità e riparazione per le persone sopravvissute, comprese coloro che subirono stupri di guerra e violenza sessuale. Mentre molti responsabili, come Ratko Mladic e Radovan Karadzic, sono stati assicurati alla giustizia, i sopravvissuti continuano a trovarsi di fronte ostacoli insormontabili per ottenere verità, giustizia e  rimedio giudiziario per la loro sofferenza”, ha proseguito Sesar.

Vedi anche: Video da RAI News