Tutta la scienza e l’hi-tech europei sul telescopio Webb

ANTONIO LO CAMPO pubblicato IL 12 Maggio 2021 su LA STAMPA

L’occhio spaziale della Nasa andrà alla ricerca di pianeti simili alla Terra e indagherà l’origine dell’Universo. 

Dopo molti rinvii, la data resta (per adesso) fissata al 31 ottobre. Il più grande e complesso telescopio spaziale mai inviato tra le stelle, il James Webb Space Telescope, è pronto per il lancio, previsto dalla base di Kourou, in Guyana Francese, dove sorge la base per i lanci dell’Esa.

“Abbiamo bisogno di un razzo potente e affidabile – ci ha detto incrociando le dita Matthew Greenhouse, del team Nasa – e Ariane 5 è stata la nostra scelta. Non vediamo l’ora di lanciare il nostro Webb, che a riteniamo pronto per il via”. Si tratta di una soluzione nuova e mai tentata: Webb verrà indirizzato a grande distanza dalla Terra e a differenza del predecessore, l’Hubble Space Telescope, non verrà inviato in orbita terrestre e non sarà progettato per essere riparato da missioni con astronauti. Da un milione e mezzo di chilometri sarà una macchina che dovrà compiere innumerevoli manovre in modalità automatica, sia con comandi impartiti dalla Terra sia grazie a un apparato che gli permetterà di autogestirsi.

La prima fase di osservazioniIl razzo che lo lancerà è la parte più importante, dal lato strettamente astronautico, per la cooperazione della missione Nasa con l’Esa. Ma l’Europa sarà anche protagonista nel ricco programma scientifico di osservazioni del Webb, progettato per svelare i molti segreti sul nostro Sistema Solare, per scrutare verso mondi lontani attorno ad altre stelle e indagare le origini dell’ Universo. Scienziati di 44 Paesi hanno fatto richiesta per accedere a una parte delle 6 mila ore di osservazione messe a disposizione e ciò rappresenta i due terzi del tempo di osservazione del Ciclo 1. Protagonista sarà lo strumento NIRSpec, ma un ruolo centrale l’avrà anche il MIRI, entrambi realizzati dall’Europa. “Celebriamo la partnership di grande successo tra l’Agenzia spaziale europea ei nostri colleghi della Nasa e della canadese Csa. Attendiamo con impazienza le splendide immagini e gli spettri e le incredibili scoperte che Webb farà nel primo anno di osservazioni “, ha affermato Günther Hasinger, direttore scientifico dell’Esa. “Siamo entusiasti nel vedere il grande impegno e il fantastico successo della comunità astronomica europea nell’ottenere tempo prezioso per l’osservazione su questa straordinaria missione”, aggiunge Antonella Nota, responsabile dell’Ufficio Esa dello Space Telescope Science Institute a Baltimora, Usa.

La scienza europea

NIRSpec è uno spettrografo nel vicino infrarosso che consentirà di effettuare ampie indagini di oggetti astronomici come stelle o galassie lontane. NIRSpec sta per Near-InfraRed SpectrographStatusNIRSpec ed è stato costruito per l’Esa da un consorzio di aziende europee guidate da Airbus Defence and Space. E’ definito “multi-oggetto”, perché capace di osservare più di 100 oggetti simultaneamente su un campo visivo di 9 minuti quadrati. Nella sua modalità di spettroscopia a campo integrale permetterà agli astronomi di studiare la struttura dettagliata di oggetti estesi, mentre la sua modalità di spettroscopia a fessura sarà usata per studiare le proprietà dei pianeti extrasolari e la presenza di acqua.

L’altro apparato è il MIRI, che sta per Mid-InfraRed Instrument. Realizzato dall’Esa con un consorzio di istituti europei finanziati a livello nazionale, il Jet Propulsion Laboratory (JPL) e il Goddard Space Flight Center (GSFC) della Nasa, copre la gamma di lunghezze d’onda del medio infrarosso da 5 a 28,3 micron e sarà fondamentale per una migliore comprensione degli albori della formazione di stelle e galassie: produrrà immagini e spettri nel medio infrarosso con una combinazione senza precedenti di nitidezza e sensibilità.

Gli scenari

Si potranno così osservare le prime generazioni di galassie che si formano dopo il Big Bang e si studieranno i siti di formazione di nuovi pianeti e la composizione del mezzo interstellare. Sarà possibile anche indagare la luce emessa, riflessa o trasmessa dagli esopianeti, i pianeti che orbitano intorno a stelle diverse dal nostro Sole e che grazie a Webb arricchiranno ulteriormente il catalogo di quelli già scoperti. Nella speranza di scovare qualche altra Terra, magari abitata…