Perde mano e vista, l’amico gli costruisce una protesi bionica

FEDERICA ALLASIA – Pubblicato il 22 Giugno 2021 su LA STAMPA

Andrea Grandis (20 anni, al centro) con Nicolas Marzolino (24, a sinistra) e un altro amico, Lorenzo, che nella stessa esplosione del 2013 perse anche lui la vista

La storia di due torinesi: Nicolas fu colpito dall’esplosione di un vecchio ordigno, Andrea ha lavorato 10 mesi da autodidatta per consentirgli di tornare a vivere.

TORINO. Avere vent’anni e un unico grande desiderio: aiutare un amico in credito con il destino. Per Andrea Grandis non esistono sfide impossibili e a dimostrarlo non sono soltanto i due titoli italiani conquistati sulla pista di atletica. Dall’estate scorsa, nella sua cameretta di Susa, medaglie e trofei sono rimasti a fare da sfondo a un progetto ben più ambizioso. Lo stesso che lo tormenta dal 2 marzo 2013, quando l’amico Nicolas Marzolino – di quattro anni più grande – rimase coinvolto nello scoppio di un ordigno della seconda guerra mondiale nascosto in un campo di Novalesa (Torino).

«Si trovava lì con due coetanei per coltivare patate e ha raccolto una strana lattina argentata conficcata nel terreno per osservarla più da vicino» spiega Andrea. Una tragica fatalità che è costata a Nicolas la perdita della vista e l’amputazione della mano destra, ma non la voglia di continuare a mettersi in gioco. «Quando ha scelto di cimentarsi con l’atletica leggera mi sono subito offerto di fargli da guida – prosegue Andrea – ma aiutarlo a correre non mi bastava. La sua protesi in titanio da 30 mila euro si rompeva in continuazione e Nicolas aveva da tempo rinunciato a farla riparare per i costi proibitivi».

Appassionato sin da bambino di elettronica e meccanica, mentre studia per la maturità il giovane atleta inizia allora a costruire una protesi rudimentale per l’amico. Il primo esperimento fallisce, ma Andrea non demorde. «A ridosso dell’esame ho fatto una scommessa con mia mamma: se fossi uscito con 100, lei mi avrebbe dovuto comprare una stampante 3D e così è stato». Intanto Andrea trova lavoro in un’azienda di elettronica vicino casa e apprende da un collega tutti i trucchi del mestiere. Finito il turno e gli allenamenti di atletica, si chiude in camera o in garage e si dedica al prototipo in gran segreto, per non alimentare false speranze.

Con la stampante 3D realizza le parti meccaniche della mano bionica, mentre i componenti elettronici li compra su internet a proprie spese. Senza alcun aiuto esterno, in appena dieci mesi costruisce da zero una protesi studiata appositamente per non vedenti ed in grado di compiere fino a 6 tipi di prese differenti: la Mark I Genesis. «Nicolas è massofisioterapista e da tempo cura i miei acciacchi – spiega Andrea – la vigilia di Natale ho fissato una seduta da lui e una volta terminato il trattamento gli ho detto di avere una sorpresa. Pensava mi fossi comprato una macchina, non poteva credere che gli avessi regalato una nuova mano».

Definiti insieme gli ultimi dettagli, da qualche settimana Nicolas se ne serve quasi quotidianamente. «Le dita si muovono grazie ai segnali muscolari residui presenti nel braccio, ma a rendere Genesis davvero unica è l’innovativo sensore di cui l’ho dotata – precisa Andrea, che nel frattempo ha anche riparato la protesi di Nicolas in titanio – Si tratta di un sistema in grado di rilevare gli ostacoli a un metro e mezzo di distanza e avvisare il fruitore attraverso un allarme sonoro».

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